Speaker #0Buongiorno e benvenuti a Biopilates Deep Dive, il podcast che esplora la consapevolezza del movimento, la precisione anatomica e l'intelligenza del corpo in azione. Oggi vi invito a riscoprire un esercizio fondamentale del repertorio Stott Pilates al Reformer, il footwork in seconda posizione, un classico, ma anche un laboratorio affascinante per l'esplorazione anatomica. Perché dietro la semplice spinta del carrello c'è un mondo intero, un mondo fatto di fibre muscolari, stabilità articolare e comunicazione neuromuscolare. E in particolare, due muscoli discreti ma essenziali, il peroneo lungo e il peroneo breve. Questi due muscoli si trovano sul lato esterno della gamba. Il peroneo lungo, più voluminoso, origina dalla testa del perone e lungo il suo corpo. e si inserisce sotto la pianta del piede, alla base del primo metatarso e del cuneiforme mediale. Forma un arco stabilizzante, una sorta di ponte laterale che sostiene l'eversione del piede e contribuisce, con la sua tensione, a mantenere l'equilibrio laterale della caviglia. Il suo tendine passa dietro al malleolo laterale e attraversa la pianta del piede per inserirsi sul lato opposto. È invisibile, ma lavora a ogni passo, a ogni spinta, a ogni impulso. Il perone o breve, come suggerisce il nome, è più corto, origina dal terzo inferiore del perone e si inserisce sulla base del quinto metatarso. Più contenuto, ma altrettanto importante, agisce come contrappeso laterale, una forza di richiamo contro l'inversione eccessiva. È il primo a rispondere in caso di appoggio sbagliato. È lui che protegge dalla distorsione. È lui che mantiene il piede in asse durante l'esercizio. Ciò che amo del Pilates è che nulla viene lasciato al caso. Anche in un esercizio di base, anche in una semplice spinta del carrello, tutto può essere osservato, raffinato, aggiustato. Nella versione parallela del footwork, i piedi sono posizionati sulla footbar talloni alla larghezza delle anche, caviglia in dorsiflessione, ginocchia piegate. Quando espiro per spingere il carrello, mantengo stabili i piedi, allineate le caviglie e le ginocchia che seguono la traiettoria del secondo dito. I muscoli peronei agiscono qui da stabilizzatori, impediscono alla caviglia di collassare verso l'interno o l'esterno, accompagnano la spinta senza compromettere l'allineamento. Nella rotazione laterale le gambe si aprono di più, le ginocchia puntano verso l'esterno, sempre sopra il centro dei piedi. I rotatori esterni dell'anca lavorano attivamente, ma i peronei sostengono questo allineamento dal basso, garantiscono un appoggio stabile, una rotazione controllata, un ritorno fluido del carrello. Nella rotazione mediale, infine, Le gambe sono in abduzione moderata, le ginocchia si sfiorano leggermente, il posizionamento è ancora più delicato, basta un piccolo squilibrio per compromettere la postura, e ancora una volta sono loro, i peronei, a conservare l'equilibrio in silenzio, senza compensi. Questi muscoli appartengono alla grande famiglia dei muscoli scheletrici, diversamente da quelli cardiaci che battono. senza il nostro controllo o da quelli lisci che fanno avanzare il cibo nel nostro sistema digerente o regolano la pressione arteriosa, i muscoli scheletrici sono volontari. Siamo noi ad attivarli, è il nostro sistema nervoso centrale che invia un segnale tramite i nervi motori alla placca neuromuscolare dove il nervo incontra la fibra muscolare. Una volta ricevuto il messaggio, La fibra risponde. Si contrae. Questo processo può sembrare semplice, ma è straordinariamente preciso. Affinché un piccolo muscolo come il peroneo breve si contragga correttamente, il segnale nervoso deve essere generato, condotto e trasmesso in modo perfetto. I recettori nicotinici della cetilcolina devono attivarsi. Il calcio intracellulare deve innescare la contrazione e tutto questo deve essere modulato. millisecondo dopo millisecondo affinché il movimento resti fluido e controllato. Questa capacità di risposta volontaria è anche ciò che rende il pilates così potente, perché nel pilates non si tratta solo di ripetere movimenti, li si percepisce, li si regola, li si abita, e con la ripetizione consapevole, la respirazione coordinata, la precisione anatomica, il muscolo si adatta, è ciò che chiamiamo plasticità neurale, le connessioni si rafforzano, il gesto si affina, il muscolo diventa più intelligente. E questa intelligenza si basa su quattro proprietà fondamentali, quattro caratteristiche funzionali presenti in ogni fibra, in ogni gesto, in ogni contrazione. La prima è l'eccitabilità, la capacità del muscolo di percepire un segnale, solitamente un neurotrasmettitore, e rispondere. Senza eccitabilità non c'è contrazione, nessun dialogo tra nervo e fibra. La seconda è la contrattilità, la capacità di accorciarsi con forza quando stimolato. È ciò che genera l'azione, la spinta, la trasformazione del pensiero in movimento. La terza è l'estensibilità, il muscolo può allungarsi oltre la sua lunghezza di riposo. È ciò che consente adattamento, fluidità, elasticità nella pratica. Infine, l'elasticità, dopo essersi contratto o allungato. il muscolo ritorna alla sua lunghezza iniziale. Come una molla regola la continuità, l'equilibrio e il ritmo del gesto. Queste quattro qualità, eccitabilità, contrattilità, estensibilità, elasticità, sono attive in ogni singola ripetizione del footwork. E i peronei non fanno eccezione. Ricevono il segnale, si contraggono, si allungano e ritornano, in silenzio. con precisione, con intelligenza. Ecco perché il loro ruolo è strategico. Un piede che collassa, una caviglia instabile, un appoggio incerto. Tutto ciò ha ripercussioni a catena sul ginocchio, sull'anca, sulla colonna. Per questo, nella mia pratica, dedico grande attenzione al piede, all'allineamento del ginocchio, alla stabilità della caviglia e all'attivazione costante e consapevole dei muscoli peronei. Esistono anche modifiche preziose che propongo spesso ai miei allievi. Ad esempio, si può invertire la respirazione, inspirare per spingere, espirare per tornare. Questo stimola l'attivazione del trasverso sull'inspirazione e mantiene stabile il bacino. Oppure, si possono introdurre piccole pulsazioni a metà corsa, si spinge a metà, poi si ritorna. Una variazione utile per i glutei. per i muscoli vasti e per affinare la propriocezione. Un'altra opzione, le pulsazioni in fine corsa. Si spinge quasi fino all'estensione completa. Poi si torna leggermente indietro, abbastanza da stimolare la co-contrazione attorno al ginocchio e sostenere il controllo rotuleo. Infine, utilizzo spesso un flex band, annodato intorno alle cosce, appena sopra le ginocchia. Questo attiva gli abduttori dell'anca, migliora la stabilità laterale e rafforza la percezione spaziale. Tutte queste varianti non sono decorazioni, sono strumenti funzionali, adattabili a ogni corpo, a ogni giornata, a ogni livello. Ricordano che l'intelligenza del movimento non si misura con la difficoltà, ma con la capacità di adattarsi, di ascoltare, di rispettare il corpo. Sì, il footwork è un esercizio per le gambe, coinvolge i quadricipiti, i glutei, gli ischio crurali, ma è anche un esercizio per i piedi, per l'allineamento, per il feedback sensoriale. Ci ricorda che ogni movimento comincia dall'appoggio e che senza un appoggio solido non può esserci spinta, né traiettoria, né asse. Ciò che facciamo con le gambe ha senso solo se il piede è stabile. e il piede è stabile solo se la caviglia è sostenuta e la caviglia è sostenuta solo se i muscoli peronei fanno il loro lavoro, in silenzio, in sinergia, con umiltà e allora li ringrazio questi muscoli laterali, rendo loro omaggio e li metto al centro della mia pedagogia perché insegnare significa anche questo, rendere visibile l'invisibile, dare significato a ciò che altrimenti passerebbe inosservato. Grazie per avermi ascoltata e a presto su Bio Pilates Deep Dive per un nuovo episodio dedicato alla consapevolezza del movimento, all'anatomia applicata e alla ricchezza del Pilates vista da dentro.